Agenda Draghi, per una UE al bivio?

di Paolo Cento

Anche nel novembre 2024, secondo anno di Articolo 9, siamo presenti a Rimini per la rassegna Ecomondo. Una scommessa vinta che ha ritagliato per questa novità editoriale uno spazio importante di approfondimento e di relazione con Istituzioni, imprese pubbliche e private, associazioni. Ci ritroviamo a Rimini e in Romagna, terra martoriata da eventi climatici estremi ma ormai prevedibili, dove dobbiamo denunciare con forza i ritardi nella programmazione per un territorio in sicurezza capace di proteggere le attività produttive e le abitazioni di migliaia di persone. Ritardi che richiamano responsabilità locali, regionali (soprattutto per la dissennata politica di consumo del suolo) e nazionali.

Intanto, proprio in queste settimane si sta concludendo il percorso degli assetti europei, dove la riconfermata Von der Leyen ha definito la nuova Commissione Europea e l’Italia è rappresentata da Raffaele Fitto con il ruolo di vicepresidente con delega alla coesione e agli investimenti europei. Un’Europa che, come abbiamo già detto nel precedente numero, è davanti a un bivio su ognuno dei dossier principali e che a settembre si è vista recapitare un corposo documento sulle scelte da fare da Mario Draghi.

In particolare, voglio brevemente soffermarmi su due aspetti del dossier Draghi. Il primo relativo alla necessità di dare continuità al metodo Pnrr arrivando a prefigurare, dopo il 2026, finalmente, la condivisione del debito dei singoli stati con l’emissione di bond europei. Una scelta ritenuta essenziale per dare un nuovo slancio e futuro all’Unione Europea. Il secondo aspetto è quello di proseguire nelle politiche attive per la decarbonizzazione dell’economia e nel green new deal, con attenzione alle ricadute sociali ed economiche che devono essere mitigate da forti investimenti pubblici.

Continuo a pensare che la legittimità e l’utilità del dibattito, anche critico, sulle questioni poste da Mario Draghi non possano e non debbano eludere il problema o, peggio, negarlo. D’altra parte, proprio Ecomondo ci racconta di come ormai una parte rilevante delle imprese italiane ed europee abbia con decisione intrapreso la strada dell’innovazione digitale ed ecologica come valore strategico per i prossimi decenni e di come sia compito delle istituzioni europee e nazionali sostenerle e attivarsi per garantire protezione sociale in questa fase di transizione.

Proprio in questo numero della rivista ci dedichiamo, in particolare, alla «risorsa» rifiuti come esempio virtuoso per l’economia circolare richiesta dalle direttive europee. La stessa questione del debito, che così tanto condiziona anche il percorso della legge di stabilità proposta dal Governo Meloni, può trovare una soluzione non certo nel ritorno a politiche di austerità ma solo nell’assunzione di un’iniziativa europea dei debiti attraverso bond sottratti alla speculazione finanziaria e geopolitica della concorrenza internazionale.

Certo, per superare in positivo il bivio in cui si trova l’Europa ci verrebbe un “mondo in pace” invece che in guerra: proprio questa condizione continua ad essere la più preoccupante in assenza di una qualsiasi volontà di iniziativa diplomatica capace di fermare il conflitto in Ucraina e di trovare una soluzione accettabile in Medioriente per garantire la sicurezza di Israele e il riconoscimento della Palestina.