di Manuela Pelati
Ecco il testo sistemato, senza spazi o errori di formattazione:
Sono poche, pochissime. Le auto private con motore a trazione elettrica in Italia sono poco meno di 400 mila e rappresentano meno dell’1% del totale dei 41 milioni dei veicoli circolanti. Secondo i dati registrati da Aci, le immatricolazioni nuove nel 2023 sono state il 4,2% del totale, più basse del 2021 quando hanno raggiunto il 4,6% e poco più alte del 2022 quando erano il 3,7%, numeri che faticano a crescere e che ci mettono in coda ai paesi europei che hanno in media il 15% di auto elettriche. «Costano tanto rispetto a quelle termiche – commenta il responsabile area Statistiche di Aci, Marco Cilione –. Noi vediamo crescere le immatricolazioni quando ci sono gli incentivi, infatti quest’anno a giugno c’è stato un incremento del 7,5%, ma è durato poco perché i bonus sono terminati in due settimane».
L’Ecobonus del governo prevedeva un contributo massimo, a fronte della rottamazione di un veicolo fino a Euro 2, fino a 13.750 euro, ma la corsa è finita subito e la curva delle vendite di auto elettriche è calata di nuovo. Intanto sulle strade le auto in circolazione sono sempre più vecchie e insicure, oltre che in aumento. «L’età media delle vetture è di 12 anni e mezzo – aggiunge Cilione – una delle più alte in Europa». Uno scenario non rassicurante per la protezione dell’ambiente, con un futuro incerto vista la decisione del governo italiano di rinviare lo stop del 2035 ai motori a scoppio, mentre la Ue abbassa i livelli di tolleranza degli agenti inquinanti nell’aria, come CO2, NO2 e PM1 e 2,5, causati in gran parte dal traffico veicolare.
«L’Italia è rimasta indietro perché il governo non sceglie – è il commento del responsabile della mobilità per Legambiente, Andrea Poggio –. I produttori cinesi sono già sbarcati in Europa, la più importante fabbrica di auto elettriche cinesi ha aperto in Ungheria con nuovissime tecnologie, il problema è che l’Italia sta indietro». Secondo Poggio, «l’Italia non sta cogliendo le occasioni, neppure quelle del Pnrr, e adesso i soldi sono finiti perché c’è il debito pubblico e si taglia sui trasporti». L’attacco è anche per i dazi ai cinesi. Negli altri stati si fanno politiche per attrarre produttori di batterie e auto; dobbiamo fare politiche industriali diverse, guardiamo la Cina dove l’auto a combustione è tassata.