di Paolo Cento
Messe alle spalle le elezioni europee con i commenti dei vincitori e dei vinti in una campagna elettorale dove si è parlato più del nostro paese che del vecchio continente è giunto il momento di guardare avanti. C’è una premessa, però, da fare: la democrazia liberale basata sul voto e la sovranità dei cittadini non se la passa bene. L’alto numero dei non partecipanti al voto è ormai una costante europea: non solo per sfiducia nella politica e nelle istituzioni europee o nazionali, ma temo soprattutto per un passaggio epocale dove si percepisce con chiarezza la necessità del “carpe diem”, vivi oggi perché del domani non c’è certezza. D’altra parte prima la pandemia e le crisi finanziarie, ora la guerra con la sua escalation non consentono al mondo di mezzo di fare troppi progetti a medio e lungo termine. Anzi, si concentrano sempre più in poche mani economiche, finanziarie e ora anche militari le possibilità di disegnare il futuro. L’Europa esce da queste elezioni e da questi ultimi due anni con le ossa rotte: lontana dai popoli che dovrebbe unire, priva di una politica estera di pace e di capacità di negoziato nei conflitti, traballante sulle politiche di transizione climatica ed energetica.
Siamo dentro ad una doppia rappressntazione ideologica della crisi climatica: tutto green ma senza una politica di sostenibilità sociale e industriale oppure negazionismo scientifico che rischia di inchiodare l’economia e l’ambiente a costi insostenibili per il presente e per le generazioni future. Dalle pagine di questa rivista stiamo provando a dare una lettura diversa della sostenibilità ambientale, economica e sociale anche ospitando opinioni differenti capaci di dialogare e provando a dare elementi di riflessione basati anche su esperienze imprenditoriali concrete che contribuiscono all’evoluzione legisltiva e giurisprudenziale in Italia e in Europa.
Nel prevalere delle luci o delle ombre nell’Europa dei prossimi mesi molto dipenderà da altri due temi oltre a quello ambientale. La guerra o la pace giusta nel conflitto generato dall’invasione russa in Ucraina che ora rischia un’ulteriore escalation mondiale se non verrà rapidamente intrapresa una forte iniziativa negoziale e una descalation progressiva nel riarmo globale come una soluzione guardando anche alla crisi mediorientale e a quella che presto si potrebbe aprire tra Cina e Taiwan.
L’impatto del nuovo patto di stabilità sui paesi europei ad alto debito pubblico come l’Italia, con il richiamo a nuove politiche di austerità che rappresenterebbero un colpo mortale per molte economie occidentali a tutto vantaggio della Cina. Nonostante tutto, però, vogliamo essere ottimisti: ci sono in Europa le risorse, le intelligenze, le imprese ma soprattutto i popoli che hanno l’energia e la forza per affrontare al meglio questo bivio tra luci ed ombre, e noi a questo sforzo vogliamo provare a dare un piccolo contributo.