Giubileo: tra evento religioso e impegno civile

L’intervista al cardinale Fabio Baggio e gli interventi dell’assessore al bilancio della Regione Lazio Giancarlo Righini e dell’assessore alla cultura di Roma Capitale Massimiliano Smeriglio

di Paolo Cento


Cardinal Baggio, lei, a commento della recente nomina da parte di Papa Francesco, ha fatto riferimento alla sua attività per la tutela dei migranti e dei rifugiati. L’Anno Giubilare in corso può dare un nuovo impulso alla Chiesa dei Migranti e dell’accoglienza nel mondo?
L’Anno Giubilare 2025, come sottolineato nella Bolla “Spes non confundit”, offre la possibilità di guardare alle migrazioni internazionali come a un’opportunità di coltivare la speranza per il futuro e di tradurla in azioni concrete di accoglienza e solidarietà. Dati e report internazionali indicano che nel mondo il fenomeno migratorio continua a crescere costantemente a causa di conflitti, disastri naturali e cambiamenti climatici. A ciò si aggiungono le problematiche legate alla povertà estrema e alle crisi sanitarie, che hanno ulteriormente esacerbato la vulnerabilità delle popolazioni già a rischio. Secondo le Nazioni Unite, nel 2020 il numero di migranti internazionali aveva raggiunto i 281 milioni, pari a circa il 4% della popolazione mondiale. Le migrazioni forzate sollevano sfide complesse per le società di accoglienza, ma anche per i paesi di origine, che spesso sono privi delle risorse necessarie per offrire soluzioni durature ai loro cittadini in fuga. Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha voluto una “Chiesa in uscita”: “non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza di tante persone in cerca di un futuro migliore” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 2017). La decisione, che è stata una sorpresa, di farmi Cardinale, un missionario scalabriniano da sempre al fianco dei migranti, rientra in un’attenzione incessante che permea tutto il Pontificato di Francesco nei riguardi dei temi legati alla mobilità umana.

Il Giubileo celebrato nell’Occidente non rischia di entrare in contraddizione con le grandi crisi umanitarie generate dai conflitti e dall’acuirsi delle crisi climatiche che stanno generando nuove povertà? La Dottrina Sociale della Chiesa ci insegna che il Giubileo è, per sua natura, un tempo di grazia che invita a guardare alle necessità del nostro tempo con uno spirito di misericordia attiva e di fraterna condivisione. La crisi globale che stiamo vivendo, fatta di disuguaglianze e incertezze, è anche una chiamata alla “conversione sociale”, che chiede, insieme al cambiamento individuale, un impegno collettivo per la costruzione di un mondo più giusto e più equo. Il Giubileo ci offre l’occasione di ripensare la nostra interconnessione con il mondo intero, facendo nostro l’imperativo di “custodire la casa comune” e di favorire un’economia che sia inclusiva dei poveri della Terra.

La Chiesa del terzo millennio con questo Giubileo vuole tornare alle origini del Concilio Vaticano e diventare sempre più “contropotere” nei confronti di un sistema economico che produce disastri umanitari e ambientali?
Il Giubileo ci offre l’opportunità di tornare alle origini del Concilio Vaticano II con la sua visione di una Chiesa “segno e strumento di salvezza” nel mondo. Il Cardinal Carlo Maria Martini parlava della necessità per la Chiesa di non adattarsi passivamente alle logiche del mondo, ma di testimoniare una via alternativa fondata sui valori del Vangelo. “La Chiesa è forza di novità che continuamente introduce la capacità di guardare al nuovo e di paragonarlo con l’antico per scoprire ciò che corrisponde al piano di Dio” (La luce oltre il buio, ed. TS, 2024). In quest’ottica, il Giubileo del terzo millennio si configura come una chiamata per la Chiesa a un rinnovato impegno profetico. Per celebrare la speranza è necessario incarnarla nelle scelte quotidiane, diventando voce di chi non ha voce, per parlare a un sistema economico che troppo spesso ignora i diritti dei più poveri e dei più vulnerabili, accelerandone l’emarginazione. La Chiesa promuove una “economia che sia umana”, come auspicato dalla Gaudium et Spes, uno dei principali frutti del Concilio Vaticano II. Un’economia che non escluda, che non sfrutti, ma che sia sostenibile e rispettosa della dignità di ogni persona e della custodia del creato. Un’economia generativa.


L’enciclica Laudato Si’ e le integrazioni successive sono un messaggio che va oltre i credenti per parlare a tutti? E in questo contesto spirituale ma anche concreto si inserisce il progetto che sta seguendo del Borgo Laudato Si’?
L’enciclica Laudato Si’ e l’esortazione apostolica Laudate Deum rappresentano un messaggio rivolto a ogni persona di buona volontà, indipendentemente dal proprio credo religioso. In questa prospettiva, Laudato Si’ non è solo un insegnamento teologico o spirituale, ma una riflessione sul nostro modo di vivere, sulle politiche che governano il mondo e sul legame indissolubile tra giustizia sociale, ecologia integrale e pace. La nostra casa comune è minacciata tanto dalla crisi climatica quanto da un’economia che perpetua la povertà e le disuguaglianze. In questo contesto si inserisce il progetto del Borgo Laudato Si’, affidato dal Santo Padre al Centro di Alta Formazione Laudato Si’. Il Borgo che stiamo realizzando vuole essere una risposta concreta alle sfide descritte nell’enciclica. Questo progetto promuove un nuovo stile di vita, capace di integrare la dimensione ecologica con quella sociale. Tre i pilastri su cui si fonda: educazione all’ecologia integrale, sostenibilità ambientale, economia circolare e generativa. Si tratta di un progetto che cerca di coniugare l’esigenza di una conversione ecologica con la necessità di costruire una comunità solidale, aperta a tutti, con un’attenzione particolare alle periferie esistenziali del nostro tempo. Che Borgo Laudato Si’ sia tappa giubilare è un segno di come la Cura del Creato sia di per sé speranza che non ci abbandona e ci aiuta a volgere uno sguardo amorevole alle generazioni future. Ci auguriamo che questo progetto possa essere replicato in tanti luoghi nel mondo, in tutto o in parte. Esistono già esperienze virtuose di attenzione e cura del Creato che coinvolgono giovani, esperti, cittadini e religiosi. Entrare in contatto con loro, scambiare conoscenze e buone pratiche è uno dei compiti del Centro di Alta Formazione Laudato Si’.


Per concludere, secondo la Sua altissima esperienza quale sarà il messaggio più incisivo che rimarrà alla fine del Giubileo?
Ciascuno di noi è chiamato a essere segno e strumento di una salvezza che abbraccia tutta l’umanità. Proprio in un momento storico in cui le disuguaglianze economiche, la violazione dei diritti umani, le crisi umanitarie e il degrado ambientale raggiungono livelli critici, la Chiesa del terzo millennio è chiamata a continuare questa missione con rinnovato slancio. Ci spetta il compito di far sentire il richiamo alla fratellanza umana, che implica, accanto alla cura immediata dei poveri e dei sofferenti, la promozione di una cultura che metta al centro l’uomo e non il profitto. Con un impegno che si radica nel Vangelo, la Chiesa, in uscita e in ascolto delle urgenze del nostro tempo, si fa promotrice di un mondo che riconosca nel prossimo e nel creato la sua dignità e il suo valore. Il cuore vivo di questo Giubileo è che davvero la speranza non delude e tutti ci sentiremo finalmente amati figli di Dio, come dice Papa Francesco nella Sua ultima enciclica Dilexit Nos.